Avendo l’onore di inaugurare questa rubrica, Fatti e Pensieri, mi ero accordato con l’amico Pier Paolo Flammini e col direttore Nazzareno Perotti per scrivere un commento ai sanguinosi eventi di Gaza. La quotidiana strage degli innocenti; il sopruso; l’offesa; l’eterno conflitto nel quale a morire sono sempre i miserabili.
Ma mentre penso a come coloro che sono stati vittime, spesso, si dimostrano più violenti dei propri violentatori, davanti a me la tivù è accesa su uno dei migliori modi di fare spettacolo: l’omaggio, organizzato da Fabio Fazio, a Fabrizio De Andrè, uno dei più grandi poeti del ‘900.
E allora il mio pensiero è indotto a correre su altri binari. Cambio rotta. Ma forse non completamente. Dai bambini palestinesi smembrati alla poesia dell’artista genovese, che canta gli ultimi del mondo, gli sradicati, i solitari che non si riconoscono in alcuna maggioranza, il passo è breve.
Inoltre, ho davanti a me, sul tavolo, il libro che mi ha appena regalato Gino Troli: una biografia di Dylan Thomas. In esergo, reca una frase dello stesso poeta gallese:  “Dentro di me albergano una bestia, un angelo e un pazzo”.
Anni dopo, un altro menestrello-poeta ne prenderà addirittura il nome, Bob Dylan, e canterà: “the answer, my friend, is blowing in the wind”, la risposta, amico mio, la soffia il vento.
Un filo rosso, sottile ma resistentissimo, lega tutti questi costruttori di parole, parole che diventano fatti; note e armonie più durevoli della pietra dura. Misteri che riscattano l’umanità da un grigiore insopportabile, lampi di dignità in un mare di meschinità, attimi di limpida allegria in un immenso cuore di tenebra.
E allora, nel guardare di nuovo le foto dei piccoli mutilati di Gaza, mi corrono per la mente due versi di Pablo Neruda:
Ma dove andrò porterò il tuo sguardo
e dove camminerai porterai il mio dolore

La poesia si intitola Farewell e ci fu anche uno che nel marzo del 1965 se la mise nello zaino prima di andare a morire. Quando morì aveva gli stessi anni di Dylan Thomas, di Vladimir Majakovskij, di Federico García Lorca, di Giacomo Leopardi, di George Gordon Byron, di Wolfgang Amadeus Mozart e di molti altri che continuano, con la propria vita e con le proprie opere, a rendere la nostra più sopportabile.

*editore, traduttore ed operatore culturale