dal settimanale Riviera Oggi in edicola
riceviamo e pubblichiamo dal nostro lettore Luigi Pulcini
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sarà pur vero che “diman, tristezza e noia recheran l’ore…”, ma almeno potremo dormire in santa pace! Se Giacomo Leopardi, affacciato alla finestra del suo studio sull’antica piazzetta di Recanati, dovesse ai nostri giorni subire il chiasso e il fastidio notturno di un’intera generazione di “garzoncelli scherzosi” che hanno preso un po’ troppo alla lettera il suo invito a godere della propria “stagion lieta”, probabilmente il suo “natio borgo” gli risulterebbe ancor più “selvaggio” e la sua gente ancor più “zotica e vil”.
“Vatti a dormire, vecchio di m***a!”, risponde qualche bravo – in senso manzoniano, ovviamente – a mio padre affacciato al balcone per protestare animatamente contro l’oltraggioso perdurare degli schiamazzi oltre ogni umana capacità di sopportazione. E mi viene da domandarmi a quanti padri e a quante madri di questi indefinibili bulletti da quattro soldi piacerebbe sentirsi indirizzare una così amorevole esortazione. Uno ci andrebbe pure, a dormire, se non fosse che alle due e mezza del sabato o della domenica mattina, sul tratto di Strada Statale 16 che attraversa Ragnola, il peggio deve ancora venire. Da qualche mese la cronaca del fine settimana di un (ormai ex) tranquillo quartiere di periferia è sempre la stessa: orde di sfrenati ragazzotti imbarbariti da alcool e da un’inadeguata educazione civile si riversano su una piazza che fino a poche settimane fa era il vuoto e silenzioso parcheggio del Centro Commerciale Ragnola. Ma è solo un problema di alcool? Magari! Se lo fosse, laddove qualcuno non fosse in grado di gestire i propri limiti, li si potrebbe imporre per legge. No, purtroppo il problema è altrove: è soltanto, inesorabilmente e – ciò che è peggio – irrimediabilmente un problema di cattiva educazione. Perché chiunque dotato di un briciolo di rispetto per gli altri sa benissimo che non serve suonare lungamente il clacson della propria autovettura. O utilizzare aiuole pubbliche e giardini privati come improvvisati vespasiani. Oppure chiamarsi gridando da una parte all’altra di una piazza. O addirittura improvvisare cori da stadio per esultare o insultare qualcuno. Specie se tutto questo accade alle tre o alle quattro del mattino.
“Potevate comprarvi la casa da un’altra parte!”. A questa intuizione di rara genialità, mi sento di rispondere anch’io, che fino a quel momento avevo tentato inutilmente di sedare l’animo ormai esasperato di mio padre. Per quanto mi riguarda, vivo in questa casa da vent’anni. Mio padre, invece, c’è nato nel 1938, quando nello stesso luogo da dove provengono gli insulti dei giovani insolenti – alcuni per ubriachezza, altri per pura, semplice e vigliacca cretineria – si fabbricavano mattoni.
Giunge allora inquietante la domanda che assilla me e la mia famiglia, così come molti altri abitanti di questa zona del quartiere, da qualche mese, su quale siano gli strumenti adeguati per fronteggiare questa situazione. Come se il codice penale non fosse già sufficiente a sancire le misure per tutelare la quiete pubblica, tutti i comuni si dotano di ordinanze contro le attività rumorose, specie nelle ore notturne. Eppure le forze preposte al rispetto di queste leggi, reiteratamente interpellate in questi mesi, si sono sempre dichiarate inermi – vogliamo sperare non insensibili – nei confronti di palesi ed esplicite violazioni del codice penale, del codice della strada e delle ordinanze comunali. Al cittadino non resta altro che scegliere quello che ritiene minore tra due mali: da un lato tollerare, a volte oltre ogni ragionevole misura, tutte le molestie che suo malgrado subisce; dall’altro tentare di far rispettare, per sua iniziativa e a rischio della propria incolumità, il suo diritto alla quiete e al riposo.
Così è… e mentre la vicina Cupra Marittima emana un’ordinanza comunale doppiamente “strana”, perché parla esplicitamente di “decoro” – chi era costui? – e perché non si limita a regolare la quiete pubblica nel periodo estivo (la data di entrata in vigore del 15 gennaio è molto emblematica a tal proposito), nel nostro Comune vengono tollerate situazioni di ogni genere in nome di un diritto allo svago che non potrà mai ritenersi sano, se contravviene proprio al diritto alla salute dei cittadini.
Con buona pace di “sovrumani silenzi e profondissima quiete”.