Trascrizione a cura di Massimo Falcioni del dibattito sul Punteruolo Rosso avvenuto tra Riego Gambini di MeteoRivieraPicena e Natale Reda, vicepresidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi. Ha moderato Oliver Panichi.

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Panichi: Partirei da un articolo di Reda, scritto qualche settimana fa. Non è la prima invasione di parassiti subita. Lei nel pezzo parlava dell’invasione degli acari rossi negli anni ‘80.

Reda: Non ci si metta in testa che l’ambiente è fisso e statico. Avevo parlato degli acari, ma anche di altri insetti che finalmente sono arrivati pure da noi. Non esistono barriere agli insetti che possano frenarne la diffusione. Tutto sommato l’arrivo delle palme è stato fatto con equilibrio da chi ce le ha portate. Era strano che non ci fossero parassiti adatti a questa essenza vegetale. Era strano che il punteruolo non fosse arrivato pure in Europa. La forza dell’insetto è legata alla velocità di riproduzione. Il fatto che da noi non cresca con questa velocità, significa che qualche difficoltà ce l’ha.

Panichi: Gambini, pensa che il problema sia preso sottogamba?

Gambini: Sono pessimista e preoccupato. Credo che non venga fatto abbastanza, non c’è ancora considerazione della gravità del problema che invece è chiara in Sicilia e Campania, dove il punteruolo ha effettuato delle devastazioni. A Napoli, al centro, pochi giorni fa sono state abbattute decine di palme. Per questo sono preoccupato. Tutto rientra nella normalità della natura, come diceva Reda. La natura adatta il suo stato alle circostanze proposte, ma c’è bisogno di collaborazione da parte degli enti preposti al controllo e dai cittadini. E questo purtroppo non sta accadendo. Ci sono strumenti per costringere persone a reagire. In troppi giardini privati sono chiaramente visibili palme infette. Gli stessi operatori ecologici sarebbero rilevatori ottimali per un monitoraggio, ma nulla avviene anche per i costi dell’abbattimento.

Reda: Il problema è aumentato col commercio mondiale, che ha incrementato la crescita del rischio. Sono arrivate ad esempio piante dall’Egitto. Le problematiche accelerano quando avvengono in un ambiento urbano, anziché agricolo e, come detto, con la commercializzazione globale.

Panichi: A febbraio Gambini è andato a Sanremo, ad un convegno nazionale di tecnici, politici per raccontare esperienze sul punteruolo. Ha dipinto un quadro drammatico.

Gambini: Il quadro non l’ho dipinto io, ma “pittori” di prima mano. Per questo ho alzato il mio livello d’attenzione. Per ora a San Benedetto siamo fortunati con una manifestazione pandemica non attivata. Il motto di questo convegno era ‘Punteruolo rosso, tolleranza zero’. Lo sto portando tutt’ora avanti. Noi abbiamo 5.000 palme. Dobbiamo imparare a convivere con il problema. I trattamenti costano. Quando le casse si svuotano si spera in Babbo Natale, senza dimenticare le speculazioni che ci saranno. Per questo chiedo informazioni chiare a cittadini, senza intimidirli.

Panichi: Come si lotta contro il punteruolo?

Reda: Si devono integrare tutti i metodi di lotta. Ritengo efficaci quelli naturali, ma anche altri chimici che però si ha timore di proporre. Se li mettiamo tutti insieme, insieme pure ai fisici, si riesce ad aumentare l’efficacia. Inoltre serve la presenza di tutti gli attori della filiera: Assam e privato. Che un insetto domini l’uomo lo trovo improbabile. In 2500 anni di storia non è mai accaduto. Quindi se tutti collaboriamo, senza utilizzare la metodologia dell'”ipse dixit” da parte di un’autorità, si può vincere la battaglia. La maggior parte delle palme attaccate non erano in buone condizioni di salute, sennò sarebbero state più difficilmente infettabili. Il verde pubblico si fa chiudendo una palma in una superficie piccolissima. Dopo un po’ fatica a trovare acqua e nutrienti a sufficienza. Così le condizioni sono già non ottimali. Si fa l’errore di voler portare il verde in città, quando invece si dovrebbe portare la città nel verde. Non possiamo illuderci di creare un verde in un vaso. Prima o poi dovrò intervenire con dei concimi.

Panichi: Il Punteruolo è un’occasione per trarre dal male del bene?

  

Gambini: Se sappiamo trarre insegnamenti sì, sennò il futuro ci metterà in ginocchio. Il punteruolo è un punto di partenza per parlare poi di altro. C’è illogicità generica: tutto è in funzione dell’uomo. Non consideriamo gli esseri viventi, che hanno anche loro diritto di vivere in questo pianeta. Non c’è da essere specialisti per accorgersi che ciò che accade è pazzesco. Sappiamo quali sono i risultati di alcune scelte scellerate. A Sanremo non si sono riuniti dei taglialegna, lì c’erano grandi ricercatori e comuni amministratori che hanno pianto per l’abbattimento di quelle palme. Stiamo rischiando, con scelte pericolose, il futuro degli anni a venire. Gli amministratori di oggi, fra 5-6 anni non ci saranno più e lasceranno gatte da pelare ai successori. Tutti siamo interessati, indipendentemente dalle cariche. Stiamo parlando del patrimonio pubblico, del bene di tutti noi.

Panichi: Quale futuro attende le palme colpite? Quando notiamo la metà delle palme senza la sua chioma, cosa dobbiamo aspettarci? E quanto costa “smaltire” una palma infetta?

Reda: Siamo solo agli inizi dell’infestazioni. Ci sarà l’apice, e dopo l’apice altre tematiche che impediranno il peggio. Delle palme torneranno alla normalità, altre no. La distruzione va fatta sul posto, con un criterio che prevede una prima disinfestazione. Ciò non costa cifre esagerate. Il prezzo può andare dai 300 ai 1000 euro. Ma tutto dipende anche dal valore della pianta.

Gambini: Nel momento in cui il cittadino riceve la lettera dell’Assam, questo si sente in difficoltà, perché gli si chiede immediatamente di abbattere. Potatura, trattamento non avranno effetto generalizzato. Per questo non gioisco se una palma è tornata in vita. Io valuto le conseguenze sulle piante attorno, bisogna trattare anche quelle pur se non manifestano segni di malattia. E’ questo il problema, c’è da ragionare in modo serio. Serve professionalità nei lavori e nei metodi. I cittadini dovrebbero essere informati su chi offre questo servizio.