Opera Pia Costante Maria. Per noi di Sambenedetto Oggi sentirne parlare ora da tutti è una rivincita. Perché, grazie alla collaborazione del grottammarese Lillo Olivieri (un esperto in materia), negli ultimi 15 anni abbiamo più volte sollevato il problema dell’eredità contestata (lascito Ottaviani) che, secondo le carte, doveva premiare la città di San Benedetto del Tronto. Vi abbiamo dedicato almeno dieci pagine del giornale e anche diversi articoli on line (andate sul nostro archivio digitando “Costante Maria”) e sempre abbiamo sollecitato tutti gli organi di stampa per spingere chi di dovere ad arrivare ad una soluzione. Tempo, inchiostro e fiato sprecato: nessuno raccolse il nostro invito che non voleva privilegiare San Benedetto ma soltanto la verità. Lo facemmo con documenti inediti ed illuminanti che dovevano essere valutati con attenzione. Ricordo che l’allora sindaco di Grottammare Massimo Rossi fu sollecitato (si può anche dire costretto) del problema in consiglio comunale. Ne parlò, secondo il mio parere, in modo vago e poco convincente perché, sempre secondo me, l’argomento scottava (scotta ancora) e forse era meglio non disotterrarlo. Oggi Bruno Gabrielli ha convocato una conferenza stampa nella quale ha tirato fuori proprio il lascito Ottaviani. Era presente il nostro Oliver Panichi al quale, appena tornato in redazione, ho immediatamente consigliato di consultare le nostre tre inchieste precedenti: in due periodi su carta, in un’altra occasione on line su queste pagine. Cosa che consiglio anche ai giornalisti delle altre testate locali. Qualunque sia la verità va cercata e evidenziata. Da chi, se non dagli organi di informazione del posto.

Donazione Fondazione Carisap. Come se non bastasse, dopo tanta confusione, ieri il sindaco Gaspari l’ha addirittura alimentata. «Quasi, quasi ci rinuncio», pare che abbia dichiarato  a nome del Comune e della Giunta che rappresenta. A “cosa” rinuncia non è ancora dato da sapere. Perché un conto è dire che si rinuncia ad un dono di 10 milioni di euro, un altro dire che si rinuncia ad un qualcosa che si ritiene “non ideale” per la sua comunità. Alcuni ben informati mi hanno parlato di un grande e attrezzatissimo Auditorium (un misto tra teatro e sala congressi) che disegnato da un architetto di fama mondiale darebbe lustro alla città. Come dicevo il «Quasi, quasi ci rinuncio» di Gaspari, a questo punto alimenta la confusione perché, secondo me, non parla come dovrebbe fare nella sua posizione. Dovrebbe infatti gestirla in questi termini: la Fondazione ci chiede un terreno per farci sopra questa “cosa” (dalla quale dovrebbe dipendere l’accettazione o meno) a spese loro ma noi non siamo d’accordo perchè vogliamo decidere noi cosa farci e, all’uopo, chiederò ai miei cittadini di esprimersi. Punto e basta. A quel punto sarà la Fondazione, e non il Comune, a dire sì o no e non il contrario. Perfettamente lecita invece la richiesta di Marini Marini (il presidente della Fondazione) di pretendere la proprietà del terreno. Vi immaginate se una nuova amministrazione, restando il Comune proprietario della terra, decidesse di adibire quello spazio ad un’altra “cosa”. Con la proprietà la Fondazione si preserva giustamente da questo rischio. L’altra stranezza nelle stranezze sarebbe che Grottammare e San Benedetto usufruissero della donazione in modo indipendente e non di usare il terreno di uno dei due comuni, che sono un unico territorio (magari scegliendolo a sorte), e fare una “cosa” da venti milioni di euro piuttosto che due da dieci, e magari similari. Sarebbe il colmo.