GROTTAMMARE – Forse si rimane un po’ interdetti in un primo momento, ma quando si tratta di cultura a Grottammare e di un’artista poliedrico come Luttazzi, niente è escluso o lasciato al caso. Per la rassegna “Harbì musica d’autore” organizzata dall’assessorato alla Cultura per la direzione artistica di Pier Mario Maravalli, di PicenoEventi, i due incontri che annualmente portano della buona musica nella Perla dell’Adriatico, quest’anno la prima data è per Daniele Luttazzi, ma non in veste di satirico, bensì di cantautore. Luttazzi infatti compone canzoni fin da quando debuttò sulla scena riminese con il suo gruppo, gli Ze Endoten Control’s, ha all’attivo due dischi “Money For Dope” uscito nel 2005 e “School Is Boring” del 2007. In attesa di assaporare dal vivo anche questo lato di Luttazzi, lo abbiamo intervistato.

A Grottammare proporrà Songbook, che anticipazione darebbe a chi non conosce lo spettacolo?

«Songbook non è assolutamente uno spettacolo satirico, è musicale. Propongo le mie canzoni, in inglese quindi prima viene fatta una spiegazione, ed è parallelo al tour satirico, “Va dove ti porta il clito”. È importante che lo spettatore sappia ciò che viene a vedere, musica».

Le canzoni che presenta sono le sue?

«Assolutamente, propongo le canzoni del mio primo cd, del secondo ed anche di nuove. Sono dei racconti, possono far emozionare, o ridere, o rapire. Hanno un contenuto ironico, ma non c’è il concetto di satira, non è un genere simile a “Elio e le storie tese” per intenderci. Il tutto contornato da musica funky, è ritmo, temi sociali e temi scabrosi a ritmo di musica dance, un nuovo genere che chiamo “New disco”».

Un comico satirico che fa anche musica quindi.

«L’arte è arte, non si può scindere, faccio satira e faccio musica, un’artista si esprime con diversi modi espressivi. Questo in Italia ancora non è compreso, mentre all’estero è una cosa normalissima».

Se potesse scegliere, meglio la televisione o il teatro? Quale delle due dà più soddisfazione?

«Sono entrambe soddisfacenti, non è possibile scegliere, come non è possibile scegliere per me fra musica e satira. È poi ovvio che in televisione posso ad esempio fare uno spettacolo con tanti attori, in teatro no, come ad esempio in teatro è possibile utilizzare battute più acculturate perché il pubblico è più formato, in televisione si deve calibrare, altrimenti si rischia di non essere capiti».

Tornerebbe in televisione?

«Non è fatto di tornare, è che proprio ti rifiutano, proponi programmi e ti dicono “no”. Tu fai ascolto, ma alla televisione non interessi, solo perché sostieni le tue idee. In America questa situazione c’era negli anni ’50, in Italia siamo lì, dovrebbero fare le barricate per questo».

Che programma proporrebbe per la tv?

«Quello che ho fatto dal 2001 ad oggi. L’ultimo programma fu Satyricon (e poi 5 puntate di Decameron su La7), ora tutti fanno satira, quindi se tornassi sembrerei una persona che ha copiato programmi già esistenti. Proporrei comunque una rubrica quotidiana, che commentasse con delle battute i fatti del giorno. Sarebbe bello, no?».

Parlando della libertà di informazione ha dichiarato di avere delle riserve su internet: cosa intende?

«Internet ha una sua natura particolare, c’è molto populismo. Come è accaduto con Grillo: io denunciai già due anni fa ciò che sarebbe successo, molti grillini mi diedero contro. Internet comunque ha questo problema, il popolo demanda ad una persona. Poi certo è perfetto come sapere enciclopedico, ma anche lì ad esempio c’è la mancanza della privacy, manca l’oblio. Io proporrei che i contenuti dopo 15 anni vengano azzerati, perché ad esempio non è giusto che una persona che ha già scontato la sua pena in carcere debba continuarsi in eterno ad essere additato. Internet in questo senso è una gogna».

Comunque il suo blog è molto frequentato e interattivo.

«Occorre sempre valutare gli effetti negativi e positivi. Io chiusi il blog per un anno perché stava diventando come il blog di Grillo e io non volevo questo».

Approfondiamo quindi Grillo, che da comico è arrivato ad un partito politico

«La satira non è politica. Quello che fa Grillo sono dei comizi, fa parte dell’anomalia italiana, le persone pagano un biglietto per ascoltare un comizio, non funziona così».

Tornando al blog, c’è la “Palestra della satira”

«È una finalità educativa, già cinque persone hanno utilizzato la palestra per entrare nel mondo del lavoro. La palestra sul blog è agevole, potrei aprire una scuola, ma così riesco a raggiungere molte più persone che altrimenti non avrebbero questa opportunità. Mandano le loro battute, io le leggo, le correggo e le rimando».

È importante anche per “aprire” la mente della gente.

«Il mio occhio è ormai abituato alla satira, è un occhio più attento che riesce a cogliere determinate cose. Si, si riesce ad educare le persone a leggere le cose con occhi diversi, come anche che non puoi fare battute satiriche se non tieni conto delle implicazioni che queste comportano, gli effetti. La satira va fatta con consapevolezza e con la piena conoscenza dei fatti».