ANCONA – Partito Democratico, Udc, Italia dei Valori, Verdi, civiche e qualche cespuglio: è stata firmata ad Ancona l’intesa tra le forze politiche di sostegno al presidente in carica Gian Mario Spacca, dai rappresentanti dei partiti Ucchielli, Pettinari, Borghesi, Carrabs. Porte aperte anche al neo-movimento rutelliano Alleanza per l’Italia e anche, da parte di Ucchielli del Pd, a Sinistra Ecologia e Libertà. Che però risponde picche e, affiancata da Rifondazione Comunista, prepara il terreno per la clamorosa scissione del centrosinistra marchigiano dopo 15 anni continui di governo.
Ma andiamo per ordine: Edoardo Mentrasti, coordinatore regionale di SeL, non ci tiene a passare per colui che rifiuta l’offerta di Ucchielli: «Domenica abbiamo avuto una assemblea regionale e due erano i punti fermi: il primo, che il programma fosse quello da noi accettato il 4 febbraio e in precedenza il 21 dicembre, quindi non poniamo veti alla presenza dell’Udc nella coalizione. Tuttavia oggi l’intesa sottoscritta presenta alcuni passi indietro proprio rispetto a quel programma. Secondo punto, non accettiamo veti o preclusioni a nessuna delle forze politiche che fanno attualmente parte della maggioranza e che governano assieme da 15 anni». Così comunque non sarebbe, visto che Ucchielli cercava di raggiungere un equilibrio con il bilancino di incarichi tra giunta e consiglio. Rifondazione e Pdci, in qualche modo, sarebbero ritenuti dalla stessa Udc incompatibili nella nuova coalizione definibile come “centrista”.
Mentrasti però tende la mano: «Abbiamo scritto al presidente Spacca come estremo appello affinché questa rottura non avvenga, e attendiamo una risposta anche perché si sappia che non noi, ma altri hanno portato a questo strappo. Questo lo devono sapere tutti i marchigiani per assegnare le loro responsabilità. Qualcuno dice che la situazione è irrecuperabile ma per noi basterebbe quel poco. Sia chiaro, siamo alternativi all’Udc ma era il Pd a chiederci questo passo che noi siamo disposti ad accettare per senso di responsabilità».
Scendi di cento chilometri più a sud e Massimo Rossi, ex presidente della provincia picena, non sembra troppo dispiaciuto per quanto sta avvenendo: «Credo che dobbiamo creare una nuova prospettiva, un punto di vista diverso rispetto a chi la politica la considera tatticismo. Io ci credo». Ci crede a tal punto da non porre limiti ad una sua eventuale candidatura alla presidenza regionale (Mentrasti giudica questa ipotesi ancora prematura: domani Sel riunisce il proprio coordinamento e prenderà delle decisioni in merito alla risposta di Spacca): «Sono a disposizione per qualsiasi ipotesi risultassi utile».
Quindi è dietro l’angolo un tridente di candidature: Marinelli a destra, Spacca al centro, Rossi a sinistra: «Non possiamo rinunciare al nostro punto di vista critico di fronte ad un Pd sempre più ondivago – afferma quest’ultimo – Purtroppo l’hanno fatta grossa e la sinistra non può essere soggetta al ricatto del voto utile né alla possibilità di creare una propria prospettiva perché soggetta ai veti stavolta dell’Udc».
«Dobbiamo ripartire» indica Rossi. Ma ha senso una candidatura che, numeri alla mano, può essere rappresentativa ma non ancora forte da proporsi come governo regionale? «Innanzitutto possiamo raccogliere un vasto nucleo di delusi, che può catalizzarsi attorno alle nostre proposte – continua – Se pensiamo che un anno fa non ha votato il 26% degli elettori, capiamo quanta possibilità di recupero abbiamo. I sondaggi ci danno in recupero (e inoltre un anno fa la sinistra era al 7,4%, l’Udc al 7,2: che cosa ci guadagna il Pd?). A chi contesta questa posizione, possiamo ricordare che tantissimi movimenti politici, primo fra tutti il Partito Comunista Italiano, hanno ottenuto tante vittorie pur essendo stati esclusi dal governo per decenni. Noi possiamo mediare sui contenuti, ma non per le poltrone. Sono allergico a questi discorsi, questa è una politica triste».
Insomma, Mentrasti e Rossi da una parte, Ucchielli e Spacca dall’altra?