dal settimanale Riviera Oggi numero 808
CUPRA MARITTIMA – Le stazioni ferroviarie: un tempo soggetti ideali delle vecchie cartoline, oggi spesso luoghi abbandonati al loro destino.
Del resto, si è trattato di un processo naturale. L’evoluzione tecnologica della rete ferroviaria e la crescente automazione dei servizi hanno trasformato radicalmente la tradizionale fisionomia delle stazioni, dando origine al fenomeno delle “stazioni impresenziate”, cioè prive di personale e di biglietteria, ma attive come fermate ferroviarie. Ciò a maggior ragione è accaduto nelle strutture medio-piccole, che rimaste prive di un minimo presidio risultano spesso scomode, sgradevoli e insicure per i passeggeri.
Questioni di costi, bellezza. Come a Cupra Marittima (leggi qui il nostro reportage).
Per arginare il fenomeno le Ferrovie dello Stato già a partire dalla metà degli anni Novanta hanno avviato un programma di recupero delle stazioni impresenziate che consiste nell’affidarne la gestione in comodato d’uso gratuito ad enti locali e associazioni non profit. Si tratta tuttavia di un processo difficile e ancora in fieri che soltanto di recente ha iniziato a dare i frutti sperati. Ma del resto i piccoli Comuni non possono certo accollarsi i costi della gestione. Così fra dare i locali in comodato d’uso e lasciarli nel degrado, si è scelto l’abbandono.
I censimenti promossi negli ultimi anni per conto delle Ferrovie dello Stato sulle stazioni ferroviarie italiane parlano di qualcosa come 1344 stazioni impresenziate, circa la metà del totale, numero destinato a salire nel corso del 2010.
A ben guardare, la nostra provincia è piena di stazioni fantasma, con le sale d’aspetto sigillate da decenni, la mancanza del benché minimo presidio e i luoghi spesso vandalizzati.
Ma se questo non sorprende nel caso di piccole ferrovie interne, che percorrono brevi tratte suburbane e contano solo pochi passeggeri, ciò non può dirsi per strutture poste lungo la direttrice Adriatica, via percorsa giornalmente dalle linee ferroviarie principali e con un’alta densità di traffico.
E’ il caso della stazione di Cupra, da tempo corpo morto nel cuore della città.
Ma oggi l’amministrazione comunale impone il suo stop. Ferrovie ed enti pubblici maggiori ascolteranno il suo grido di aiuto?
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Sono d'accordo a dare questi scali secondari e "impresenziati" agli enti pubblici,anche perchè sempre più spesso fanno da scenario a violenze gratuite, soprattutto nei confronti delle donne, sono ancora vivi i ricordi delle violenze alla stazione di Tor di Quinto a Roma o quello avvenuto alla stazione de La Storta sempre a Roma nord! Molte donne fanno le pendolari per motivi di lavoro o di studio e hanno il diritto di essere tutelate dalle istituzioni!! Lasciare queste stazioni incustodite ed abbandonate al degrado vuol dire rendersi complici di questi crimini.
speriamo che anzichè lasciare questa struttura in abbandono vengano creati degli spazi per le associazioni, che a cupra marittima sono tante e necessitano di spazi!