SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Eddai Tonino, così non va proprio bene. Chi ti scrive non è Paolo Flores d’Arcais, non ti chiede di sciogliere la tua creatura politica, l’Italia dei Valori, in uno chiccoso “movimento di movimenti”. Chi ti scrive bada al sodo, non alle formule. Al sodo, come piace(va?) a te, ex magistrato di fiere origini contadine, laureato in Giurisprudenza mentre gagliardamente, per mantenersi, lavorava come carabiniere.
Così Sandro Donati, attuale assessore senza portafoglio con delega al Piceno, giunto al secondo mandato da consigliere regionale nel Partito Democratico e non candidato dallo stesso (per raggiunto limite di anni trascorsi a Palazzo Raffaello), si è accasato in quattro e quattr’otto nell’Idv, per riproporre agli elettori piceni l’ennesima minestra (probabilmente poco incisiva vista la crisi economica attuale da queste parti tanto evidente). Intanto, nel cammino tra il Pd e l’Idv, Donati ha fatto in tempo anche a bussare all’Udc (che, parole dell’onorevole Ciccanti, non ha detto no, ma non ha avuto proprio il tempo di rispondere), e a far ritirare a due suoi fedelissimi, i consiglieri del Pd Cipolloni e Menzietti, la fiducia al sindaco di San Benedetto Gaspari. Che avrà tante colpe, ma pure quella di opporsi alla rielezione dell’acquavivano in Regione, questa no.

Ah, nel frattempo Donati, che dalle parti della Fortezza davano per disperso, ha avuto il tempo di ricomparire in un consiglio comunale acquavivano e, invece di abbandonare la seduta come tutto il resto dell’opposizione, con la sua presenza ha permesso al Pdl locale di sopravvivere ad una sicura crisi. Perché lo ha fatto? Lui non lo dice.
Beh, in tutto questo po’ po’ di via vai politichese, che ti fa Di Pietro? Donati lo chiama, ci va a parlare, e così l’ex Pm – tra una sfuriata contro il processo breve e altre leggiucole ad personam di Berlusconi – scavalca e contraddice coordinamento regionale e provinciale dell’Idv e toh!, ti piazza Donati come candidato nel Piceno. Alla faccia della “democrazia interna“! Questo è un colpo alla Silvio! Anzi, alla Benito!
Allora, noi non siamo arguti come Paolo Flores D’Arcais e non vogliamo che, come è avvenuto per il direttore di MicroMega, Tonino risponda alle acute (ma in quel caso amichevoli) provocazioni. Non vogliamo, insomma, che si ripeta quanto accadde nel 2006, quando Di Pietro, accortosi della candidatura di Alberto Soldini nelle liste per il Parlamento, rispose nel suo blog alle domande di questo giornale e poi decise di spiegare (o giustificare) la scelta direttamente ai sambenedettesi (in una serata quasi da sommossa popolare). Sarebbe certo cosa buona e giusta, ma per ora possiamo attendere.
Sarebbe il caso però che Di Pietro ci spieghi qual è il criterio che conduce alla selezione dei candidati nel suo partito. E dicesse magari a qualche giovane voglioso di dedicarsi alla sua creatura politica che non sono gavetta e dedizione i requisiti per “fare carriera” e ottenere posizioni di rilievo: basta invece ingraziarsi, in qualche modo, il Capo. Insomma: tuoni e fulmini contro Silvio B., poi in Provincia i metodi di scelta dei candidati sono simili.
Cercare poi di capire come dei partiti al loro interno sostanzialmente a-democratici possano gestire in rappresentanza del popolo il potere loro demandato, è domanda ufologica alla quale, forse, nemmeno Di Pietro saprebbe rispondere.