SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Singolarità del dibattito politico e delle cronache amministrative. Da una parte il Comune presenta un report socio-ambientale-demografico nel quale viene identificata una volta di più la criticità dell’urbanistica sambenedettese, cioè l’altissima densità abitativa, contestuale per di più ad un altissimo numero di appartamenti vuoti perché affittati d’estate o invenduti.
Dall’altra, il consiglio comunale su input della maggioranza Gaspari approva un atto di indirizzo che è il primo passo verso una grande variante urbanistica contenente una molto consistente quantità di metri cubi in più.
Potere della Grande Opera finanziabile dalla Fondazione Carisap in Riviera. Dopo essersi arrovellati per mesi, invano, su come abbattere il Ballarin per sostituirne la bruttura con un tempio dell’architettura grandi firme, i nostri politici ora avranno un nuovo oggetto del contendere. Come trovare un terreno da dare alla Fondazione, visto che le aree pubbliche sono tutte occupate? L’idea è questa: si trova un privato, ci si fa dare l’area da girare alla Fondazione e in più gli si fa riqualificare il Ballarin, costruire una nuova piscina comunale, girare al Comune un pezzo di zona Brancadoro per farci un parco pubblico, interrare l’elettrodotto di via Bianchi e spostare la sottostazione ferroviaria di via Lombroso, incubo dell’elettrosmog.
Il privato, a meno di essere un filantropo, chiederà in cambio qualcosa. Il Comune farebbe delle varianti e gli farebbe costruire in modo e per quantità commensurabili all’investimento compiuto per esaudire la lista dei desideri del Comune. Alcuni milioni di euro: sei ne servirebbero solo per lo spostamento della sottostazione ferroviaria, secondo alcuni.
Questo in sintesi l’oggetto dell’accordo di programma, e siamo pronti a scommettere che, non augurabili crisi di maggioranza a parte, sarà il principale oggetto di discussione delle cronache sambenedettesi venture.

Intanto abbiamo chiesto una cosa molto semplice e diretta ai nostri amministratori pubblici: non si nota un paradosso, se non un’incoerenza, se da una parte si fanno fare studi che evidenziano l’elevata densità abitativa della città e dall’altra si mette in prospettiva una nuova ulteriore crescita di edifici residenziali?

Paolo Canducci, che da assessore all’Ambiente è stato in prima linea nel presentare il report, non fa tanti giri di parole: «Le esigenze del Comune le conoscete tutti. Abbiamo la questione Ballarin ancora aperta, abbiamo necessità di una nuova piscina comunale, c’è la sottostazione ferroviaria di via Bianchi che, seppur i rilevamenti elettromagnetici tranquillizzano, è sempre fonte di preoccupazione e di insicurezza percepita. Come rispondiamo a queste esigenze? Se qualcuno è più bravo di noi, ci dia la sua risposta. La nostra risposta consiste nel sondare l’interesse dei privati in vista di un accordo di programma. C’erano poche alternative, o questo o nulla».

Il sindaco Giovanni Gaspari, invece, la prende più alla lontana: «Millenovecento abitanti per chilometro quadrato sono tantissimi, se ragioniamo in maniera astratta. Non lo sono, se invece ragioniamo più concretamente. Esistono città in cui la densità abitativa è ancora maggiore».

Quindi? Il sindaco prosegue: «La differenza fra una città in cui si vive bene e una città in cui si vive male la fa la qualità dei servizi pubblici». E San Benedetto com’è messa? Cerchiamo dal sindaco una risposta diversa rispetto alla risposta che darebbe un oste in merito alla qualità del proprio vino.

«Si può fare meglio, e si deve fare meglio. Noi siamo qui per fare meglio, e lo stiamo facendo e lo faremo». Continua Gaspari: «Ma teniamo presente che San Benedetto è ancora una città che attrae, la gente è disposta a spendere per venirci ad abitare, a sopportare prezzi e affitti maggiori rispetto al circondario. La mia amministrazione comunale sta offrendo servizi pubblici, apriamo nuovi asili nido e ristrutturiamo quelli che già ci sono, offriamo strutture per disabili e per anziani, ci sono parchi, c’è sicurezza sociale».

Insomma, la città potrebbe sopportare questa mega variante conseguente all’eventuale accordo di programma. Gaspari rassicura: «Se avessimo proposte interessanti, qualsiasi scelta terrebbe conto per prima cosa della qualità ambientale e dell’offerta di servizi ai cittadini. Il punto di equilibrio fra l’interesse del privato e l’interesse del Comune non sarà discusso in segrete stanze, ma nel luogo pubblico per eccellenza, il consiglio comunale. Senza scorciatoie».