ALBA ADRIATICA – Un diverbio nato per colpa di una bicicletta, un’aggressione vigliacca in tre contro uno, uno scooter bruciato nella notte che mette gli investigatori sulla strada giusta.
Sono cittadini italiani, abitano fra Alba e Martinsicuro ed hanno 17 e 15 anni i due ragazzi arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. Un terzo che era con loro nel momento della morte del povero Antonio De Meo ha appena 13 anni e per la legge non è imputabile. C’è anche un adulto coinvolto nella vicenda, si tratta del padre del 15enne, un commerciante di 40 anni della zona di Alba e Martinsicuro, accusato di favoreggiamento e ricettazione, anch’egli arrestato.
I Carabinieri del comando della cittadina costiera hanno ricostruito la dinamica sulla base del racconto dei ragazzi. «Le indagini hanno avuto un forte impulso anche dal coinvolgimento emotivo dei testimoni, perché è molto triste vedere un giovane studente lavoratore morire così, a 24 anni. Tutti i presenti, sia i rei sia i testimoni, hanno raccontato quanto sapevano. Gli accusati sono molto provati, si sono resi conto della gravità di quanto avvenuto e hanno collaborato alle indagini», spiega il comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Teramo Nazzario Giuliani.
Spetta al capitano dei Carabinieri di Alba Pompeo Quagliozzi ricostruire quei concitati momenti nel chiosco alimentare di via Turati a Villa Rosa, intorno all’una della notte fra lunedì e martedì.
LA BICI MALEDETTA Antonio De Meo è appena uscito dall’hotel Maxim’s presso cui lavora, ha finito il turno e va a mangiare nel chiosco vicino, a bordo di una delle bici in dotazione ai clienti e ai dipendenti dell’albergo. Da quanto è stato ricostruito, il giovane lamense chiede spiegazioni ai tre ragazzi appena arrivati in scooter, forse pensando che volessero insidiare la sua bici, forse perchè non la trovava. Antonio però viene subito colpito al volto a tradimento, preso di sorpresa, senza potersi difendere. Lo hanno colpito al volto per tre volte, un pugno ciascuno. Dopo l’ultimo colpo, il giovane De Meo cade all’indietro, urta di spalle contro qualche oggetto, forse contro il furgone del chiosco. Si rialza anche dopo l’ultimo pugno in faccia, sta sistemandosi gli occhiali sul viso quando ricade improvvisamente a terra privo di sensi. Gli aggressori si allontanano: riferiranno poi di aver pensato che fosse solo tramortito, e che non si erano resi conto del fatto che stava morendo. L’autopsia ora sarà decisiva per capire particolari utili, come la violenza del colpo e l’esatta causa della morte.
L’aggressione è avvenuta nei pochi metri che separano il chiosco dei panini da via Turati. Sul posto sono state trovate due biciclette dell’hotel Maxim’s. Forse una apparteneva al povero Antonio. L’altra magari appartiene a qualche avventore del chiosco che dopo quei concitati momenti si è allontanato a piedi.
SOTTO IL PONTE LO SCOOTER CHE BRUCIA «Dopo circa un’ora dal tragico fatto, mentre stavamo ascoltando i testimoni avviene una svolta. Ci viene segnalato che uno scooter sta prendendo fuoco vicino al cavalcavia ferroviario di via Maternità, ad Alba». Il racconto del capitano Quagliozzi rende l’idea di quelle ore concitate nel cuore della notte.
Il motorino è stato incendiato con della benzina e poi lanciato dal fossato, il botto dell’esplosione non lascia dubbi. Cosa c’entra con la morte del povero De Meo? I Carabinieri si accorgono subito che si tratta di uno scooter rubato a Giulianova il 3 luglio scorso. Non è finita: grazie a delle testimonianze i militari risalgono al tipo di auto che lo aveva trasportato fino al cavalcavia.
Connessione di informazioni, fiuto investigativo, conoscenza dettagliata del territorio e delle persone: con questi elementi si risale al soggetto che ha incendiato lo scooter e lo ha portato lì. Si risale anche al secondo scooter, usato assieme al primo dai tre minorenni per raggiungere il chiosco. Si risale infine ai tre ragazzi. Uno di loro viene fermato dai Carabinieri per le strade di Alba Adriatica proprio assieme al padre. Condotti in caserma e messi sotto torchio, confessano. Il padre del 15 enne racconta che il figlio gli ha raccontato di aver investito una persona con il suo scooter e di averla ferita gravemente. Spaventato, anche se lo scooter in quanto rubato non è riconducibile al figlio, decide di disfarsene. Da qui le accuse al genitore di favoreggiamento e ricettazione.
A precisa domanda, il capitano Quagliozzi risponde dicendo che tutti i quattro gli individui coinvolti nella vicenda sono totalmente incensurati. Cittadini italiani, ribadisce, ponendo il veto a ogni tentativo della stampa di conoscere il ceto sociale, il tipo di famiglia da cui provengono, se si tratta di giovani di buona famiglia piuttosto che appartenenti a famiglie disagiate, oppure appartenenti alla folta comunità rom italiana di Alba e Martinsicuro.
Gli altri due ragazzi, stando a quanto riferiscono i Carabinieri, si sono poi presentati spontaneamente in caserma. I due minorenni imputabili sono stati condotti del centro minorile di Ancona, visto che il centro del competente Tribunale dei Minori de L’Aquila è inagibile per via del sisma del 6 aprile. Il padre, di cui non sono state rese note le generalità, si trova invece nel carcere di Teramo.
Intanto il povero Antonio De Meo non c’è più. I suoi sogni di ragazzo sono stati recisi con prepotenza in una fresca notte di agosto.
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E pensare che un noto quotidiano nazionale (per il momento ho letto solo quello ) e cioè ''La Repubblica'' ha dato la notizia attribuendo la colpa a 4 ragazzi minorenni di etnia Rom. Complimeti ai carabinieri per la tempestività nel chiudere l'indagine, adesso la magistratura deve essere rigorosa e severa, ma ho paura che daranno tutte le attenuanti del caso.
Caro Evil Monkey,
informati bene, e vedrai che Repubblica non ha scritto nulla di sbagliato.
Italiani, ma di etnia rom.
si infatti ho sbagliato, mi cospargo il capo di cenere.
A me sta cosa mi fa' girare le scatole..sono italiani sono rom,sono neri,sono bianchi…il 50% dei rom che vivono sul territorio italiano sono di origine italiana,possono votare e hanno tutti gli stessi diriti di un italiano,ma la gente non riesce a comprendere questo,per gli italiano un rom è uno zingaro romeno senza fissa dimora…tolta questa precisazione non c'è nessuna parola per descrivere tale tragedia…l'unica cosa che posso dire è che è meglio fare come me….evitare di spingersi dopo il tronto…ma non dico di non andare a pescara o teramo che sono citta' civilissime,ma parlo di martinsicuro,villarosa e albaadriatica,dove la malavita… Leggi il resto »
Il fanatismo, l'intolleranza, l'incultura e l'inciviltà non hanno colore né nazionalità. Le colpe (come i meriti) sono individuali sebbene, a volte, certi meccanismi di massa inneschino quei fenomeni ben descritti nel celeberrimo FURORE di John Ford (film del 1940 tratto da un romanzo di John Steinbeck). In ogni caso, come la storia c'insegna, l'estensione a interi gruppi etnici e popolazioni di vere o presunte colpe individuali sono (state) causa delle più efferate azioni umane.
Sono felicemente fazioso, quando si parla di rom e rumeni.
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Lo scorso anno ho visto una scena molto violenta fuori dal Geko, l'ho anche descritta qui su qualche articolo.
E' inaudito che alcune persone facciano un tale uso della violenza.
24 anni, una vita davanti, azzerata da un animale, che meriterebbe la palla al piede e un piccone in mano.
Tu sei felicemente fazioso, gundam, e si vede in molte occasioni. Cambia qualcosa se la violenza di cui sei stato testimone fosse stata perpetrata da un italiano o un francese o un pachistano o un finlandese? Non credo che la violenza sia caratteristica genetica di questo o quel gruppo etnico. Certamente condizioni economiche e culturali svantaggiate la favoriscono ma questo vale per qualsiasi gruppo umano. Ieri in provincia di Caserta un uomo di 50 anni è stato letteralmente ucciso a calci e pugni a casa sua da rapinatori italiani: piccolo episodio di quotidiana violenza, come ne accadono tanti in ogni… Leggi il resto »
hmmm….. Dunque, se lo zingaro Ahmetovic è stato condannato a 78 mesi di carcere per aver ucciso i quattro ragazzi di Appignano (cioè 19 mesi e 5 giorni di carcere a ragazzo) se ne deduce che i quattro zingari abruzzesi, rei di un solo delitto, saranno condannati ognuno a meno di due anni.
……..la giustizia italiana.
vladimiro
le leggi le scrivono i politici, i magistrati le applicano. Ecco perchè è importante avere dei politici incensurati o con nessun carico pendente con la giustizia.
riguardo i 3 colpevoli, incensurati, nessun pericolo di fuga, nessuna possibilita di reiterazione del reato, nessuna possibilita di inquinare le prove e per di piu minorenni.
Non voglio fare il gufo, ma a breve verrano scarcerati in attesa di giudizio.
Caro Galiè,
innanzitutto mi sembra di aver condannato più di una volta la violenza, in tutte le sue forme, indipendentemente dalla nazionalità o etnia dell'esecutore.
Allo stesso modo ritengo che non sia una questione "sociale" o di "disagio" quella che spinge gli zingari a comportamenti incivili.
Semplicemente il furto, la vendita di minori, il raggiro, la violenza sui ragazzi è parte della loro cultura. E davvero, non temo smentita.
Io non ho una preparazione tale da smentire, con una dotta dissertazione storica, quello che ritengo in ogni caso un tuo pregiudizio a proposito degli zingari. Dico solo che essi sono, fra le varie etnie, quelli più a bersaglio di stereotipi e pregiudizi (del tipo da te elencato). Non a caso, in base a questi, furono oggetto di sterminio da parte dei nazisti. Esiste una vasta bibliografia consultabile anche on line a sostegno. Non voglio dire neanche che essi siano il meglio che ci sia sulla Terra. Sostengo solo che definire “il furto, la vendita di minori, il raggiro, la… Leggi il resto »
Anche noi italiani non scherziamo a cattive abitudini: cosa pensano di noi all'estero?
Potrebbe anche non fare alcuna differenza tra italiani o ROM, visto che sempre di tre assassini (ribadisco 3 assassini) si tratta. Il vero problema è che questi signori ROM spesso vivono ai confini della legalità. Ho saputo per vie informali che circa due mesi fa tre di loro a Martinsicuro hanno pestato a sangue un vigile urbano in pieno centro e tante e tante altre cose. Ormai siamo completamente nelle loro mani povero chi ci capita nelle loro mani. Hanno creato un impero, si possono permettere i migliori avvocati e sembra che di questo non se ne preoccupi nessuno. Si… Leggi il resto »