ASCOLI PICENO – Un caloroso applauso ha accolto mercoledì pomeriggio l’ingresso di Antonio Canzian nella Sala dei Savi del Palazzo dei Capitani, stracolma per l’incontro tra il candidato sindaco di centrosinistra sconfitto al ballottaggio per soli 427 voti e i propri elettori. Un incontro di quasi tre ore per analizzare le ragioni di una sconfitta che ancora brucia visto l’esiguo numero di schede che ha permesso a Castelli di diventare sindaco di Ascoli.
Le responsabilità della sconfitta sono state attribuite, dalla stragrande maggioranza dei presenti, a quella parte del Pd che non ha dato pieno appoggio alla candidatura di Canzian dopo la vittoria nelle primarie, cercando di favorire la candidatura di altri nomi forse ritenuti in grado di ottenere un maggior consenso nell’elettorato democratico e magari nell’Udc di Ciccanti. Il buon risultato ottenuto in termini numerici da Canzian ha di fatto dato ragione a quanti lo hanno sostenuto con forza fin dal primo momento.
Sono state chieste le dimissioni dei responsabili della disfatta, rei, secondo i presenti, di aver lacerato il fronte del centrosinistra causando la sconfitta in Comune e in Provincia. Anche qui, infatti, le responsabilità della sconfitta politica sono state ricondotte alla scelta di presentare due candidati nel centrosinistra, tra l’altro l’uno (Mandozzi) vicepresidente dell’altro (Rossi) nella precedente legislatura. Un nome su tutti: quello dell’onorevole Luciano Agostini, ritenuto l’architetto di un progetto elettorale definito scellerato.
Al termine dell’incontro, nel quale pure non sono mancati toni accesi e coloriti, Canzian ha voluto ribadire con lucida fermezza gli errori commessi dal proprio partito. «Sfido chiunque nel centrosinistra a raccogliere il 49,3% dei consensi – ha affermato – Mi davano troppo schierato a sinistra, ma io mi sono fatto promotore di un centrosinistra unito e aperto agli accordi. Non credo però che un’alleanza organica con l’Udc fin dall’inizio avrebbe favorito il raggiungimento di tali risultati. Il vero centrosinistra in città era rappresentato da me. Adesso chiedo una piena assunzione di responsabilità di tutto il gruppo dirigenziale provinciale, alla base del risultato elettorato ottenuto. In Provincia, poi, quello di dividere la coalizione di centrosinistra è stato un errore storico».
Sulla stessa linea anche il segretario comunale del Pd Valentina Bellini: «Ogni giorno vengo fermata per strada da quanti chiedono le dimissioni di questo o di quell’altro. Io chiedo solo una forte assunzione di responsabilità, qualora non ci dovesse essere rischieremmo di perdere una parte di elettorato».

Erano presenti anche diversi alti esponenti del Pd ai quali abbiamo posto domande sulle divisioni interne al Partito Democratico e sulla delicata assemblea provinciale di giovedì. Per l’assessore regionale Sandro Donati: «C’è bisogno di un rinnovamento, che non vuol dire necessariamente ringiovanimento; anzi sarebbe necessario trovare delle persone che abbiano la giusta esperienza per affrontare il delicato momento. Se ci saranno dimissioni non lo so, le dimissioni sono una cosa normale, ma comunque non si annunciano, si danno», mentre per la responsabile del settore scuola Luciana Moretti, contestata anch’essa durante il dibattito da buona parte dell’assemblea, «se si dovesse gettare la croce sui responsabili è giusto sottolineare che sarebbero molti, in quanto nelle assemblee di partito votano tutti».

Infine l’ex sottosegretario agli Affari Regionali Pietro Colonnella ha evidenziato la necessità «di una discussione approfondita e di una piena disponibilità a mettersi in discussione e confrontarsi sia a livello provinciale e regionale sia in vista congresso nazionale del Pd di ottobre».
E’ prevista per giovedì alle ore 21 l’Assemblea provinciale del Partito Democratico.