SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Pubblichiamo una nota scritta da Daniele Primavera il 14 marzo, giorno in cui ha annunciato l’abbandono della giunta Gaspari per la necessità di costruire una «nuova sinistra cittadina».
Oggi, 14 Marzo, ho annunciato pubblicamente di aver presentato una mozione al direttivo di circolo di Rifondazione Comunista in cui chiedo l’uscita immediata della nostra compagine dall’amministrazione Gaspari.
Tale scelta è maturata per l’insieme degli atteggiamenti messi in campo dagli alleati, e dal partito democratico in particolare, ad ogni livello di rappresentanza politica.
A livello nazionale nelle ultime settimane il Pd e l’Idv hanno partecipato alla vergognosa revisione della legge elettorale per le Elezioni Europee, inserendo un insensato sbarramento al 4% creato appositamente per tagliare fuori la rappresentanza della sinistra alternativa. Tale sbarramento non ha nulla a che vedere con la “semplificazione”, in quanto lo sbarramento non ha alcun senso su scala europea, poiché i gruppi parlamentari sono transnazionali mentre lo sbarramento è nazionale. Per paradosso, quindi, può accadere che sia esclusa una formazione che a livello europeo ha il 10% ma in Italia il 3,5%. Nulla di più illogico.
A livello provinciale, invece, si è consumato lo strappo voluto dalla dirigenza Pd che ha rinnegato il suo presidente di questi anni, Massimo Rossi, per candidare quello che è ancora il suo vicepresidente, Emidio Mandozzi. Questo personaggio ha oggi la faccia tosta di presentarsi come “il nuovo” rispetto al suo stesso Presidente, colui che gli ha assegnato le deleghe che ha portato avanti in questi anni, senza neppure avere il coraggio di dimettersi. Credo che sia il primo caso non solo italiano ma forse europeo in cui un vicepresidente si candida, senza dimettersi, in contrapposizione al suo presidente. E c’è chi la spaccia per responsabilità; evidentemente hanno un’idea dei cittadini e degli elettori molto, molto bassa.
La presentazione del candidato è avvenuta alla presenza della giunta sambenedettese al gran completo. Mi pare evidente che di fronte alle macroscopiche divergenze programmatiche (prime fra tutti, la volontà di procedere all’arretramento dell’autostrada anziché dare seguito al progetto della bretella collinare sembenedettese, peraltro asse fondante del patto di maggioranza) non si possa chiudere gli occhi e far finta di nulla.
Contemporaneamente, la politica amministrativa continua a offrire pochi spunti, scarsa programmazione ed incisività, subalternità ai poteri forti, disattenzione (se non demagogia) verso le fasce deboli della popolazione.
Un insieme di fattori che può far decidere di muoversi in una sola direzione, l’unica coerente: l’uscita immediata dalla giunta sambenedettese e da questa maggioranza politica.
Occorre costruire una politica diversa, basata su idee di rinnovamento reali, che troppo spesso sono state confuse con il giovanilismo a tutti i costi. Il problema non è generazionale, ma di rivoluzione dei metodi, dell’elaborazione dei contenuti, di una nuova idea di società, di solidarietà, di sviluppo, di sostenibilità; in una parola, di futuro. Oggi il problema non è con chi stare, ma che fare, e occorre essere coerenti in una ricerca che non sia finalizzata alla spartizione del potere ma studio, approfondimento, proposta realistica per il rilancio del ruolo della politica stessa. Un’azione a tutto campo che va oltre i confini tradizionali non solo del comunismo ma della sinistra storica, di cui ogni giorno di più si sente la mancanza in una rappresentanza politica ripiegata sulla bega condominiale e sulla lottizzazione degli spazi e dei mezzi.
Lottiamo per sognare, lottiamo per costruire, lottiamo per vivere, lottiamo per cambiare.