SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il grande scrittore recentemente si è interrogato sull’identità e sul carattere nazionale degli italiani e ne è venuta fuori un’immagine per nulla edificante del nostro paese. Parte dal periodo fascista in cui quasi tutti gli italiani (liberali, cattolici, democratici e socialisti) aderirono a quella realtà, in una sorta di consenso nazionale e di uguaglianza di classe, per arrivare all’attuale società italiana di oggi.
L’italiano ha un comportamento fascista e di riaffiorante razzismo, vedendo come si comporta quotidianamente con gli extracomunitari, approvando le ronde, con le impronte digitali ai rom, con l’assalto alla Costituzione senza il consenso dell’opposizione, con gli atteggiamenti dell’attuale capo del governo e gli esempi a supporto potrebbero essere tanti altri.
All’estero è ritenuto persona poco affidabile per mancanza di una parola data o un impegno preso e poi non mantenuto (ci ricordano come quelli che nella prima e seconda guerra mondiale abbiamo cambiato gli alleati).
E’ presuntuoso e ignorante, non ha il senso della storia (conosce solo la storia del calcio) perché ha la memoria corta o non ne ha l’uso critico: i fatti importanti li ricorda qualche settimana poi dimentica.
Ha sfiducia nella giustizia che ritiene di classe, basandosi sulla convinzione diffusa che essa sia strumento dei ricchi usato contro i poveri.
Per Camilleri Berlusconi è l’esempio vivente di come uno degli uomini più ricchi del mondo possa sempre farla franca di fronte alla giustizia; ha saputo trasformarsi in politico e dedicarsi anima e corpo alla distruzione del sistema giudiziario con leggi “ ad personam”, aggredendo in continuazione la magistratura e facendo eleggere deputati, persone condannate dalla legge (per lui persecutoria dei giudici).
Questa furbizia e questa abilità, agli occhi degli italiani diventano un grandissimo merito, un pregio, una rara qualità, un esempio da seguire.
E all’italiano sta bene così e, rieleggendolo continuamente e con un grande consenso popolare, dimostra un senso morale che quasi non c’è, impercettibile, impalpabile.
Scarsa è anche l’informazione obiettiva, con l’attuale capo del governo che ha in mano le tre maggiori televisioni private, il secondo canale della TV di stato (che gli è stata assegnata come quota al PdL ), che è proprietario del Giornale, che controlla Libero e il Foglio e che possiede la più grande casa editrice italiana, la Mondadori che a sua volta controlla altre case editrici fra cui la prestigiosa Einaudi; tutto questo in barba alle sentenze della Cassazione e ai richiami della UE.
Questo macroscopico e, per certi versi, osceno conflitto di interessi al cittadino pare non interessi molto perché la pensa come lui e, nell’identica situazione, farebbe lo stesso perché nel suo piccolo lui fa così.
Lo scrittore definisce l’italiano un uomo incolto, non legge i giornali, solo i titoli; legge pochissimo i libri (ci sono due milioni di analfabeti), si vanta di farsi un’opinione da queste sommarie letture perché è un presuntuoso e soprattutto saccente (il grande attore O. Welles, in un film ci recitò come il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa).
Dà giudizi senza conoscere il problema, l’opera d’arte, le opere in genere, i fatti.
Crede ciecamente alla televisione e a quello che dice e che fa vedere; guarda trasmissioni commerciali che sono sempre in cerca del maggior numero di telespettatori possibile, quali reality e soap opera, abbassando notevolmente il livello culturale.
L’italiano sceglie accuratamente di salire sul carro del vincitore all’ultimo istante, pensando al proprio tornaconto.
Crede alle promesse, anche irrealizzabili, per poi ricredersi amaramente.
Insomma attualmente il volto e gli atteggiamenti dell’italiano medio non sono gradevoli da guardare.
Forse ha esagerato, l’analisi è bruciante, ma diverse cose possono essere condivise. A voi lettori indicare quante e quali.

(Da una nota al nostro giornale di Reno Pompei)