SAN BENEDETTO DEL TRONTO-  Diciassette anni di battaglie legali hanno finalmente dato ragione alla Bollettini S.p.A, nella causa civile intentata contro il Ministero delle Infrastrutture per l’alluvione del 10-11 aprile 1992.

Il “Tribunale delle Acque” di Roma, con sentenza  emessa in settimana ha dato pienamente ragione al questuante condannando il Ministero delle Infrastrutture al pagamento dei danni tramite risarcimento ed alla liquidazione delle spese processuali. Leo Bollettini nella sua lunga e travagliata azione, si è avvalso della collaborazione di  Barbara Arzilli , avvocatessa dello studio legale “Arzilli e Pacioni” di Macerata nonché dell’ing. Stefano Santarelli, dello studio “Santarelli Partners & Co” di Jesi.

Dagli studi effettuati negli anni successivi all’esondazione e dai numerosi reperti e documenti prodotti si è riusciti a provare aldilà di ogni ragionevole dubbio che la causa dell’allagamento era da attribuire al progetto di ristrutturazione elaborato a suo tempo dall’ing. Vincenzo Mattiolo con il restringimento degli argini da 200 a 70 metri e l’escavazione del fondo ghiaioso che ha prodotto un perenne stato di “malessere” dell’alveo.

«Nel 2005,quando decisi di lasciare la causa penale per intentare quella civile- precisa Bollettini- ho incontrato molto scetticismo ma oggi, con questa vittoria, abbiamo creato un precedente che spero torni a vantaggio anche per le altre aziende e per i privati toccati dall’evento ».

Difatti, ci sono ancora 40 tra aziende e privati che ora, in forza di tale sentenza, potranno dire la loro. Il Ministero per le Infrastrutture, che ha risposto con una mera difesa da “atto dovuto” ha in pratica già riconosciuto le istanze stanziando un fondo di circa 70 milioni di euro, suscettibili di aumenti dovuti all’equiparazione della valuta monetaria corrente ed agli interessi maturati.

Per l’avvocatessa Arzilli sono praticamente nulle le possibilità che il Ministero ricorra in appello, visti i costi che una tale azione potrebbe comportare. Così come l’ingegner Santarelli ammonisce a non abbassare la guardia per quanto riguarda la messa in sicurezza del fiume dato che, le opere di contenimento fin qui adottate, non bastano.

Monito supportato dall’esposto dell’avvocatessa Arzilli all’Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici. Da parte sua Bollettini ha inteso ringraziare pubblicamente la fattiva collaborazione di alcune persone alla buona riuscita dell’azione civile. Tra questi:  l’ingegner Libero Masi, poi tragicamente scomparso, Ettore Picardi, , il capo della forestale Benedetto Ricci, l’Ingegnere Tecnico Vincenzo Marzialetti, Pietro D’Angelo che procurò la documentazione e l’Ing. Alberto Boccale nominato dal tribunale per avvalorare le tesi dell’accusa.