SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Leggere in un giornale online una filippica contro la pervasività del web è un corto circuito di coerenza, innanzitutto. E infatti non siete di fronte ad un giudizio negativo sulle possibilità comunicative offerte dal web e da tutte le sue evoluzioni del web 2.0 (blog, giornalismo partecipativo e citizen journalism, social networking, editoria on demand).
Semplicemente, con tutti i limiti del caso, questo è un tentativo di analisi dell’esistente. E l’esistente che ci interessa ora parte da Facebook, la notissima piattaforma di social networking, per arrivare svolazzando a un augurio per il 2009.
Alcune annotazioni alla rinfusa sul fenomeno comunicativo in questione.
PREGI DI FACEBOOK
Fa ritrovare persone che non si vedono da anni e permette la comunicazione con loro, in modalità multidirezionali (comunico con te e vedo gli altri che comunicano con te mentre stanno comunicando fra loro); permette di prendere appuntamenti con amici, formare gruppi di fan o di estimatori con interessi comuni, tramite interazioni sincroniche o differite nel tempo; dà una visibilità esponenziale alla propria personalità (gusti, opinioni, schieramenti politici o attitudini verso la società) e alla propria persona (foto di sé stessi, di sé stessi con il proprio criceto, con gli amici e i conoscenti e i cari, video propri o reperiti da internet). È un formidabile strumento di creazione e mantenimento della propria immagine pubblica. Non è un caso che uomini e donne attentissimi alla comunicazione come i politici lo hanno eletto come un nuovo strumento della propria presenza “informale” in Rete.

Immaginiamo una bacheca estesa potenzialmente a tutto il mondo, anche se la condizione necessaria è essere iscritti al network. Anche la comunicazione e la forma dei messaggi assumono connotazioni da bacheca: messaggi spesso minimali, linguaggio semplice, tono colloquiale.
Stare su Facebook è anche un modo di passare il tempo, occupare momenti vuoti dalla scrivania dell’ufficio (o un modo per crearne, di momenti vuoti, per passarci il tempo). Facebook può anche servire a comunicare risparmiando sulle bollette telefoniche, il che in questi tempi non repelle di certo.
È un caleidoscopio comunicativo, un contenitore che diventa allo stesso tempo contenuto. “Ci vediamo su Facebook stasera?”. Avete presente il medium che diventa messaggio? Va apprezzato per i suoi pregi, perché con i suoi limiti permette di comunicare a un mondo occidentale in cui la gente è sempre più sola.

I difetti di questo caleidoscopio sono un po’ quelli di molte piattaforme web il cui uso è comune. Rischi di intrusione nella propria privacy, gente che commenta le tue foto ma che a malapena conosci, tempo perso a gestire mille “richieste di amicizia” delle quali, ci si accorge magari poi, si poteva fare a meno; tempo passato a rifiutare richieste di installazione di giochi e applicazioni sul proprio profilo; ci aggiungiamo anche il tempo perso da coloro che hanno appena imparato a gestire il penultimo social media di moda (ricordate myspace?); sensazione di vuoto che può assalire chi, magari con cose più urgenti da fare, si accorge di aver impiegato le ultime due ore del proprio tempo a leggere sfoghi, dichiarazioni di intenti o di attività, persino insulti, il cui interesse relativo è, appunto, molto relativo.

A prescindere dalla mia e dalla vostra opinione su Facebook, il senso di questo articolo vuole essere un invito alla riflessione con un augurio per il nuovo anno ai patiti della Rete (chi scrive è uno di essi) ma non solo.
Per chi ha presente il disagio che prende di fronte a uno schermo di computer pieno di dati che a uno sguardo attento rivelano sovente povertà informativa e mancanza di quella giusta elaborazione che si deve al proprio pubblico, per piccolo o ampio che sia.

Per chi nel corso della propria giornata di fronte all’estrema velocità di ciò che fruisce in attesa di altre fruizioni si ritrova preda di una stanchezza informatica e di un calo di adrenalina che non gli ha lasciato dentro granché.

Per chi vorrebbe qualcos’altro, e ce n’è in giro sulla Rete, qualcosa che non riduca il pensiero a citazionismo e la giusta voglia di mostrare la propria personalità ad esibizionismo fotografico.

Per coloro che stanno seriamente pensando di non poterne più di un certo “galateo da Rete”, che “impone” di accettare amicizie su Facebook, o anche di ricevere e mandare auguri via Sms a persone con cui sono dubbi i legami di amicizia o sodalità.
A tutti coloro che, infine, sentono di non aver mai tempo, quel tempo che tutti noi cerchiamo per la nostra realizzazione personale e sociale, e che vorrebbero averne di più, di tempo.
A tutte queste persone, internaute o no, blogger o patiti del social networking, piuttosto che analfabeti informatici o personaggi in cerca di un autore, auguriamo un anno all’insegna del tempo ritrovato.
Ritrovare il proprio tempo, riuscendo a fare una cernita di ciò su cui vale concentrare le proprie energie e, scusate la ripetizione, il proprio tempo. Un tempo per stare con gli altri anche nelle strade e in piazza, magari dopo aver chattato su Facebook.