SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sarà pure antipatico a qualcuno. Ma non si può negare che sia in grado di dare una lezione di stile giornalistico – nel merito e nella forma – a quasi tutti i colleghi della stampa prezzolata nazionale. Parliamo di Marco Travaglio, che da qualche tempo tiene una rubrica anche sull’Unità (chiamata “Zorro”). Una rubrica che non ha veramente peli sulla lingua.

Perché? Ve lo immaginate Giuliano Ferrara bistrattare Berlusconi? Oppure un Mentana che, sciolti i panni del mediatore, conduca un’inchiesta sul conto del suo datore di lavoro? Macché. Lui, Travaglio, lo fa. L’Unità, storico giornale del partito comunista, resta, attualmente, un organo del Partito Democratico. Vi aspettereste, dunque, un ammorbidimento dei toni di Travaglio nei confronti del partito di Veltroni: basta trasformare le critiche in morbidi consigli, e il gioco è fatto.

Niente da fare, invece. I D’Alema, i Veltroni, i Latorre (sic!), sono messi alla berlina nella rubrica di Travaglio come, probabilmente, nessun giornale italiano ha il coraggio di fare (il do ut des è pratica consolidata). Nel visitatissimo e ottimo blog che Travaglio cura assieme ai colleghi Corrias e Gomez (voglioscendere.it), gli articoli scritti dai tre vengono quotidianamente riportati e commentati dai lettori. Di seguito, riproponiamo l’ultimo articolo di Travaglio, da L’Unità del 21 novembre.

Istruzioni per un centrosinistra moderno che vuole vincere.
1) Se si trova un candidato alla Vigilanza che non garba a Berlusconi, impallinarlo all’istante.
2) Se il Bocchino di turno non riesce a spiegare perché la maggioranza debba decidere anche le cariche che spettano all’opposizione, salvarlo con un pizzino.
3) Se Latorre telefona amorevolmente a Ricucci e a Consorte durante la scalata illegale al Corriere e a Bnl, fare finta di niente e negare ai giudici il permesso di usare le telefonate, cosicchè gli elettori possano pensare che destra e sinistra si coprono a vicenda ed è tutto un magnamagna. Se invece Latorre imbocca un Bocchino, chiederne la testa (sempreché si trovi).
4) Se D’Alema telefona a Consorte per trattare con un socio Unipol in cambio di «favori politici», negare insieme al centrodestra l’uso giudiziario delle intercettazioni, così il centrodestra chiederà in cambio il no alle telefonate tra Dell’Utri e un mafioso latitante.
5) Se Ligresti, pregiudicato per corruzione e dunque amico di Berlusconi, vuol fare affari in un comune governato dal centrosinistra, tipo Firenze, fargli ponti d’oro per portarlo dalla propria parte. Berlusconi non va combattuto, ma anticipato.
6) Anziché tener lontano da Firenze il corruttore Ligresti, cacciare dalla città i lavavetri e gli accattoni. Berlusconi non va combattuto, ma imitato.
7) Se poi si viene indagati, come l’assessore Cioni, per tangenti da Ligresti, gridare al complotto politico come un Berlusconi qualsiasi («Se non fossi candidato alle primarie di Firenze, mi avrebbero indagato lo stesso?»).
Perché Berlusconi non va combattuto, ma copiato.