Samb. Scusandomi per il ritardo e, anticipatamente per la lunghezza, inizio citando uno dei centinaia di commenti che sono giunti in redazione nell’ultima settimana. Favorevoli e sfavorevoli (in gran maggioranza) alle strategie societarie e principalmente alle scelte di mercato. Un mercato senza nomi e senza la bomba promessa al sottoscritto da una persona vicinissima, quasi fraterna, ai fratelli Tormenti. Particolare che mi fa ritenere giusta e previdente la fiducia, o meglio la sfiducia, che hanno assegnato alla Samb i due più importanti quotidiani sportivi italiani, i quali la ritengono da fanalino di coda o quasi. Fino a prova contraria, come è indispensabile dire sempre, specialmente nel gioco del calcio.
Ma passiamo al commento che ho scelto perché, a parer mio, molto perspicace, fuori dai temi comuni e, azzardo a dire, anche utile. Lo firma con lo pseudonimo gianburrasca, tifoso e accanito sostenitore, a volte esagerando (come del resto qualcuno che ha invece tesi contrarie), della società rossoblu e dei suoi proprietari. Eccolo:
«Ormai tutte le componenti che ruotano intorno alla Samb hanno girato il pollice verso il disfattismo, e disfattismo sarà. Vogliamo ripassare un po’ di storia recente? Se dico delle inesattezze spero di essere corretto. Dopo l’allontanamento di Soldini dalla piazza, le redini della società vennero prese da un giornalista e, in collaborazione con altri giornalisti, non si compì l’impresa di salvare la Samb sul campo. Poi si creò un progetto targato Deodati per salvare la Samb dal fallimento, progetto che comprendeva diversi giornalisti nell’organigramma della società, era tutto pronto non c’erano altri acquirenti oltre Deodati e molti si stavano gia leccando i baffi, ma ci fu un inghippo: i Tormenti alla seconda chiamata d’asta acquistarono la Samb rompendo le uova nel paniere di chi già si stava leccando i baffi. Ma i Tormenti iniziarono commettendo un errore imperdonabile in una città come la nostra, non misero nessun giornalista (di quelli con le penne fumanti per intenderci) nell’organigramma della società. Era la prima volta che accadeva dopo il ritorno nei professionisti, e per questo furono mediaticamente massacrati, massacro che si sopì il primo anno per i buoni risultati acquisiti sul campo ma, non appena questi sono venuti meno, l’esercito delle penne fumanti è tornato all’assalto. Poi i Tormenti ci hanno messo del loro, prima rompendo con una parte importante della tifoseria, poi rompendo senza una ragione con l’amministrazione comunale e questo ha rinvigorito l’esercito, spalleggiato anche da una parte importante della tifoseria. A questo punto lo sfascismo sembra aver preso il sopravvento, aspettiamoci le macerie e vediamo cosa accadrà dopo, la storia dell’amata Samb non finisce oggi, si andrà avanti e quel che verrà sarà meglio? Che sarà meglio io qualche dubbio ce lo ho. Chi vivrà vedrà»
Stranamente, nonostante il suo invito “Se dico delle inesattezze spero di essere corretto”, nessuno lo ha ancora fatto. Eppure, almeno io, ritengo che queste collisioni (non collusioni, per ben intenderci) stampa-società siano alla base, oltre che input, di quella “guerra civile” della quale la città di San Benedetto del Tronto (la componente calcistica sportiva) è teatro da una decina di anni. Il “mediaticamente massacrati” al quale si riferisce il lettore gianburrasca è emblematico per la formazione di guelfi e ghibellini. E non solo. Come sono emblematici i baffi che ultimamente qualcuno non è riuscito… a leccarsi.
La mia considerazione a tal proposito è questa: è assolutamente lecita la collaborazione trasparente, anche dall’interno, tra uno o più giornalisti (Mario Sconcerti fu presidente della Fiorentina, un altro di cui non ricordo il nome fu addirittura tra i selezionatori della nazionale azzurra) ed una squadra di calcio anche se, finora, qui a San Benedetto i risultati in tal senso non sono stati mai esaltanti. Il problema è invece un altro e cioè che un giornalista faccia influenzare la propria penna (oggi tastiera) dalla rabbia per mancate e auspicate possibili collaborazioni o, peggio ancora, per favorire certi pretendenti (per esempio proporre uno come Di Stanislao è pazzesco ma è accaduto) alla guida della Samb… come siano, siano. Questo non è accettabile perché deve sempre prima venire il bene della nostra gloriosa squadra poi tutto il resto. Concetti che (il senso delle parole di gianburrasca è facilmente comprensibile), io stesso ho espresso più volte. L’ho sempre fatto pubblicamente mentre miei colleghi sparlano nel centro di San Benedetto del Tronto perché il sottoscritto ho riportato male il cognome di un calciatore, scrissi che la “bomba inesplosa” era Cabionetta e non Gabionetta. Modificai l’errore dopo appena dieci minuti!
A proposito della bomba sono deluso come tutti i veri sportivi per il mancato arrivo di un giocatore di grido che, in parte, poteva dare maggior forza all’undici di Piccioni e smorzare certe polemiche. Ma, in qualità di giornalista e di tifoso cinquantennale, devo tener presente una regola sacrosanta: le responsabilità sono di chi se le prende (la famiglia Tormenti), né ritengo di dover anticipare giudizi complessivi e definitivi prima di cinque-sei partite di campionato. Questo è il momento delle previsioni, della partenza, che giustamente non vede la Samb in pole position ma addirittura in coda al gruppo. Tutti noi (quasi, direbbe maliziosamente gianburrasca), ci auguriamo di sbagliarci. Mi sembra abbastanza naturale.
Grazie. Avremo modo nei prossimi giorni di affrontare certe problematiche, per esempio, il rapporto (per il quale anche i Tormenti hanno sbagliato, favorendo e accettando il corpo a corpo) tra l’attuale società e la città, con più precisione e consapevolezza.