Dal settimanale Riviera Oggi numero 724
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Con i soli redditi da lavoro la famiglia media italiana non riesce ad arrivare alla fine del mese. Una delle due lame della forbice in cui si trova stretta è l’aumento dei prezzi per i beni di largo consumo, l’altra è il reddito che la famiglia riesce a conseguire, che conferisce un potere d’acquisto sempre minore.
Ma nella nostra città come si vive? Abbiamo incontrato diverse persone di varie fasce d’età all’uscita di alcuni supermercati sambenedettesi e tutte hanno confermato la tendenza: le esigenze della vita quotidiana sono sempre più difficili da soddisfare.
Simona e Paolo Brizzi li incontriamo con il carrello carico davanti al centro commerciale Portogrande. Hanno due gemelli di due anni e hanno approfittato delle offerte sottocosto per fare un po’ di scorte. Simona spiega che per stare dietro ai bimbi non può lavorare, una baby-sitter le costerebbe di più, e vivere con uno stipendio solo in quattro comincia ad essere difficile. A cosa rinunciano? A tutto ciò che non è essenziale: vacanze, parrucchiera, estetista, ristorante e tanto altro. «Ma il problema – aggiunge Paolo – è che si fatica anche ad acquistare solo l’essenziale. Se pensiamo a quanto costano carne e pesce ci si rende benissimo conto che non si possono comprare tutti i giorni».
Tanti poi scelgono di fare acquisti dove è più facile risparmiare. È il caso di Emma Pantoni. Vive con il marito, entrambi pensionati. Stanno entrando al discount di via Velino. «Qui si risparmia qualcosa – dice Emma – altrimenti con le nostre pensioni, 1400 euro totali, non è facile far quadrare i conti. Noi abbiamo venduto un’auto e le nostre vacanze sono a casa di mia sorella in Toscana. Uno sfizio ce lo togliamo però: una volta l’anno, al mio compleanno, andiamo al ristorante».
Emma arrotonda cercando di fare le pulizie nelle case, anche perché i suoi figli, entrambi sposati, purtroppo hanno bisogno di aiuto per pagare il mutuo e a lei dispiace doverlo negare.
Nel parcheggio dello stesso supermercato c’è un uomo di mezza età che carica la spesa sulla bicicletta. «Io la macchina non ce l’ho – dice Gjergj Djiani, albanese in Italia da molti anni – perché tra mangiare e spostarmi comodamente ho scelto di mangiare. Mia moglie lavora part-time e io mi arrangio facendo lavoretti. In estate poi faccio la stagione, allora va meglio, ma è sempre dura». Gjergj spiega che la tv del suo paese mostrava immagini di un’Italia ricca e felice, ma una volta arrivato qui si è reso conto che non è proprio così. «Ai miei conterranei dico che è più facile vivere in Albania, perché lì sono più bassi gli standard di vita. Qui per avere uno stipendio buono devi aver studiato e avere l’auto, ma è un circolo vizioso, perché per studiare e mantenere un’auto ci vuole denaro».
Anche Sandro Vitali, 27 anni, sceglie il discount. Sta uscendo da quello in Viale dello Sport con la busta della spesa. Lui vive da solo e paga l’affitto. «Sinceramente non sono bravo in cucina, oltre ad avere poco tempo, e preferisco comprare cibi pronti o surgelati da preparare in pochi minuti, ma sono troppo costosi. Credo che ai tempi dei miei genitori non fosse così, il posto di lavoro fisso ce l’avevano quasi tutti al contrario di oggi, come anche la casa di proprietà».
Incontriamo altre persone, ma tutti confermano la stessa situazione: si fatica ad arrivare alla quarta settimana, spesso anche alla terza. Molti ci dicono che il costo della vita ha fatto la sua impennata uno o due anni dopo l’entrata in vigore dell’euro, grazie al quale i prezzi sono raddoppiati. «Ora sembra si siano stabilizzati – dice ancora Sandro – anche perché forse qualcuno si è reso conto che continuando così saremmo andati tutti a chiedere l’elemosina».
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Tante famiglie non arrivano più alla fine del mese, quando il lavoro era regolamentato in otto ore per sette giorni la settimana, il sabato giorno di riposo e la domenica giorno di festa da dedicare alla famiglia, ai valori della vita e all’educazione dei figli: SI ARRIVA ALLA FINE DEL MESE. Oggi con la concentrazione della pubblicità, col monopolio dell’informazione, con lo sviluppo della gran distribuzione e con i super mercati: NON SI ARRIVA ALLA FINE DEL MESE. Domando se questo sviluppo che ha richiesto tanta flessibilità e mobilità da modificare il regolamento del lavoro, perché non garandische più le… Leggi il resto »
C’è da ringraziare pure il nostro sindaco che ha aumentato le tasse comunali ,
caro sindaco secondo me ha fatto un grosso sbaglio.
Io non so piu' cos'è la domenica,non so piu' cos'è il sabato,non so piu' cos'è Natale,Pasqua,Ferragosto…….inizio a lavorare alle 5 di mattina,prendo 1000 euro al mese,con straordinari festivi e notturni stratassati arrivo al massimo a 1100. Dove lavoro?Nella Grande distribuzione……..in una nota catena…… Molte volte ho pensato di abbandonare,è stressante,ma non lo faccio perchè devo pur mangiare……… Ma c'è il nostro caro Sindaco che da buon comunista e uomo di sinistra,concede deroghe a iosa per le aperture festive……..io della mia categoria so già che si arriverà ad aperture in giorni santi come il 26 Dicembre……mentre i sindacati discutono per il… Leggi il resto »
Caro Patrick.sbt, sono d'accordo con te, ma oltre al Sindaco è necessario chiederlo anche alle persone che passano le domeniche li dentro.
Il vero problema è che la filiera dell'alimentare è troppo lunga, troppe persone vogliono guadagnare non aggiungendo valore al prodotto, questo bisgna combattere. A Milanodove i produttori vendono direttamente il loro latte i prezzi sono 1/3 della GDO. Questo dimostar chiaramente che è un problema d'inefficenzadella rete.
Senza poi contare le congiunture economiche che ci sono per tutti.
Ritengo che sia ingiusto che al contadino vadi 0,10 €/Kg di pomodori quando alla COOP vanno a 1,20€/Kg, ammesso che la COOP abia un mark-up del 50% chi prende i restanti 0,50€/Kg e attenzione 0,50€ sono 1000 lire!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!