GIULIANOVA – Gli armatori delle flottiglie pescherecce di Abruzzo e Marche accusano dei momenti di difficoltà a causa del “caro-gasolio” che sta letteralmente assottigliando e, in molti casi azzerando, gli utili derivanti dall’attività ittica. In soldoni, il costo del carburante ha avuto, da un anno a questa parte, una impennata vertiginosa. A conti fatti ci sarebbe stata, più o meno, una lievitazione di circa il 120%.

Vincenzo Staffilano, da sempre vicino alle categorie marittime, ed oggi responsabile regionale della Federpesca Nazionale, nonché componente effettivo della Conferenza regionale della Pesca e dell’Acquacoltura, parla di un momento molto delicato per il settore. «Ogni barca consuma circa 20 mila litri di gasolio ogni 15 giorni – ha spiegato Staffilano – pari ad un costo di circa 12 mila euro. Il ricavato derivante dall’attività peschereccia è, in media di 25 mila euro. Per cui, tenuto conto degli stipendi per l’equipaggio, contributi, oneri fiscali e spese di manutenzione ordinaria, alla fine non rimane nulla o quasi. La situazione è davvero ai limiti della sopravvivenza economica. Il prezzo del pesce bianco è crollato. Basti pensare che il merluzzo all’ingrosso è venduto a 2 euro al chilogrammo. Siamo ai minimi storici per ciò che riguarda i prezzi, mentre siamo ai massimi storici per ciò che riguarda il costo del gasolio. Continuando così – ha proseguito il responsabile della Federpesca – in molti saranno costretti a chiudere l’attività scegliendo la strada della rottamazione dove, tra l’altro, esistono incentivi che attraggono molti in una situazione di precarietà come quella attuale».

Insomma, le marinerie abruzzesi e marchigiane navigano in un mare di difficoltà e si fa sempre più strada l’ipotesi che sia sconveniente praticare la pesca come attività principale. E, tra l’altro, non si vedono vie d’uscita. «Se non intervengono fatti nuovi – ha concluso Staffilano – non vedo un buon futuro per le marinerie. E sarebbe un duro colpo non solo per il commercio del pescato, ma anche per l’occupazione. Non va dimenticato che a Giulianova, come pure a San Benedetto del Tronto, una delle maggiori fonti di reddito della città e di occupazione è strettamente legata all’industria del pesce».