GROTTAMMARE – Il tono è pacato ma al contempo risoluto: «A Grottammare non ci sono più le condizioni per fare calcio. Non iscriverò la squadra al prossimo campionato di serie D. Dopo il monito che avevo lanciato l’estate scorsa mi aspettavo che le cose cambiassero e invece tutto è rimasto come prima».
Le esternazioni di Amedeo Pignotti, numero uno del club biancazzurro, sorprendono fino a un certo punto. Sono ormai da diverse stagioni che l’imprenditore vive con il dubbio di mollare o continuare l’avventura che dal ’96 lo ha visto protagonista di ben quattro promozioni (dalla Seconda Categoria all’Interregionale) e diverse salvezze, l’ultima delle quali garantirebbe il quinto torneo in D al Grottammare.
I motivi del “lascio tutto e me ne vado”? I soliti: «La mancanza di aiuto da parte delle forze imprenditoriali e, più in generale, il profondo disinteresse e l’apatia nei confronti della squadra e della società». Poco più di dieci giorni fa scrivevamo dell’incertezza che regnava in casa biancazzurra (cliccate QUI). Quasi avessimo avuto sentore che potesse finire così.
«Ho già avvertito il sindaco Luigi Merli da qualche giorno – ha proseguito Pignotti – e stamattina ho convocato il direttore sportivo Aniello per comunicargli di sospendere le pratiche per l’iscrizione al campionato. Mi fermo qui e, come ripeto, non ci sono margini di ripensamento».
Porte chiuse dunque a eventuali colpi di scena? Ci sarebbe tempo fino alle ore 12 del prossimo 12 luglio, quando scadranno i termini per l’iscrizione.
«Se qualcuno fosse interessato a comprare la squadra – fa ancora Pignotti – le porte sono aperte. Ma questo per quanto mi riguarda non è un problema, non mi sono mosso in tal senso. La vendita dei diritti sportivi? Non lo so. Se abbandonerò il mondo del calcio? Non è detto: sono sicuro che non farò più calcio a Grottammare, ma non vedo perché non potrei pensare di farlo da un’altra parte».
Il tempo dirà (prima del 12 luglio) se Pignotti avrà ancora una volta voluto pungolare l’orgoglio dei grottammaresi, oppure stavolta si chiuderà per davvero il ciclo più bello di una società che ha qualcosa come 108 anni.