SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Per vendere alla Picenambiente l’edificio di contrada Monte Renzo, il Comune ha sbagliato a ricorrere alla trattativa privata, avrebbe dovuto indire una gara d’asta aperta a soggetti pubblici e privati». Inoltre «il prezzo della vendita è stato abbassato perché si è erroneamente ritenuto che sul terreno pendesse un vincolo di destinazione pubblica». (nel frattempo è stata consegnata l’ennesima perizia comunale sul valore dell’immobile, clicca qui)
Queste le conclusioni a cui è arrivato Giorgio De Vecchis, il consigliere comunale di Alleanza Nazionale che da settimane sta effettuando per suo conto un approfondito controllo sulla regolarità della delibera approvata il 12 settembre scorso. Si ricorderà che l’atto sancisce la vendita alla Picenambiente da parte del Comune dell’edificio che si trova in contrada Monte Renzo, che è la sede attuale della società partecipata. La quale paga un canone d’affitto d’annuo di 48.000 al Comune.

Aggiunge De Vecchis: «Contesto la vendita per la sua totale mancanza di convenienza economica per il Comune. In secondo luogo, ho ragione di dire che l’atto amministrativo è totalmente viziato da irregolarità». Ma perché il Comune avrebbe sbagliato a non indire una gara d’asta e a ricorrere alla trattativa privata? Secondo De Vecchis ci sarebbe stata una sbagliata interpretazione della legge sull’esproprio. Ricordiamo che il Comune acquisì l’area dove sorge l’edificio nel 1982, per poi costruirlo nel 1987. Secondo il decreto legislativo 325 del 2001, il Testo unico in materia di esproprio, colui che viene espropriato di un bene immobile può chiedere la restituzione del terreno se entro dieci anni non viene realizzata oppure cominciata un’opera di pubblica utilità. L’opera pubblica è stata realizzata cinque anni dopo l’esproprio, quindi il Comune fin dal 1987 ha pienamente possesso del terreno.

Nonostante questo, nel 2004 il Comune chiese un parere legale a un avvocato “onde approfondire dal punto di vista amministrativo la possibilità di alienare l’immobile, in considerazione del fatto che l’area è stata oggetto di procedura espropriativa” (citazione dalla lettera di richiesta del parere legale spedita dal Comune l’8 aprile 2004). Secondo De Vecchis l’errore starebbe proprio qui. Il Comune sarebbe ricorso alla trattativa privata con la Picenambiente ritenendo che ci fossero delle condizioni di urgenza dettate dal vincolo di destinazione pubblica dell’area. Secondo De Vecchis, ciò avrebbe abbassato il prezzo della vendita. Se altri soggetti fossero stati coinvolti in una gara d’asta pubblica, probabilmente il prezzo sarebbe aumentato.