SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Venerdì 3 febbraio si è svolta all’auditorium comunale l’attesa riunione fra la Picenambiente Energia spa e la cittadinanza, in merito alla centrale energetica integrata che sorgerà nella ex discarica comunale di colle Sgariglia, contrada Albula Alta. A presentare i dettagli del progetto c’erano l’amministratore delegato Leonardo Collina e il direttore tecnico Adriano Bernabei. Presenti anche cittadini del quartiere Ponterotto ansiosi di informazioni che ritengono di non aver ricevuto in passato. Ma per i prossimi incontri si auspica una partecipazione ancora più numerosa.
Tramite proiezione di immagini e grafici si è trattato dettagliatamente degli aspetti tecnici del progetto e degli impatti ambientali dell’impianto che ha come missione costitutiva quella di fornire energia tramite fonti rinnovabili (biomasse, biogas). Cosa vuol dire “impianto integrato” ? Vuol dire che funzionerà contemporaneamente con diversi tipi di tecnologia  e sarà così diviso: centrale termica a biomasse vergini, centrale di cogenerazione, accumulo acqua calda, gruppo di pompaggio, locali quadri elettrici e trasformatori.
Nella parte bassa della ex discarica sorgerà un capannone di circa 1000 metri quadrati che servirà per lo stoccaggio e la triturazione delle biomasse (potature, scarti della lavorazione del legno non trattato, scarti di vivai e dei lavori agricoli). Collina assicura che questa procedura non comporterà rumori eccessivi né cattivi odori, sottolineando che il materiale vegetale sarà privo di contaminanti o solventi (quindi è escluso il legno dei mobili vecchi) e che non sarà bruciato combustibile né tantomeno rifiuti. A scanso di dubbi: non si tratta di un termovalorizzatore.
Quello che sorgerà sarà un impianto che produrrà energia termica e elettrica a partire dalle 4000 tonnellate annue di biomasse che gli verranno conferite. Energia rinnovabile perché fornita da fonti naturali all’interno di un ciclo chiuso. La caldaia alimentata a biomasse sarà come una grande stufa alimentata di continuo e in automatico, dotata di un filtro per l’abbattimento delle polveri tramite degli scambiatori fumo-acqua e di filtri elettrostatici che mantengono le emissioni inquinanti sotto i valori limite dettati dal decreto legge dell’8 marzo 2002. Il ciclo del materiale vegetale si conclude così in cenere usata come ammendante per l’agricoltura.
Oltre alla caldaia c’è l’impianto a cogenerazione, chiamato così perché produce contemporaneamente energia elettrica e termica con alti rendimenti e bassi sprechi. Per avere un’idea, un’unità di petrolio produce energia effettiva solo per il suo 36% mentre nell’impianto a cogenerazione si parla di un 80-90% di energia effettiva per ogni unità. C’è un risparmio energetico garantito anche da quelle che vengono definite “le migliori tecnologie disponibili”: un catalizzatore ossidante per abbattere le emissioni inquinanti e una vasca di accumulo per sopperire ai momenti di grande richiesta di energia. Non ci sarà dissipazione di energia termica neanche nei mesi estivi. L’impianto a cogenerazione non va a biomasse ma a biogas e gas metano. Tramite simulazioni e confronti con dati reali, si è calcolato che questo impianto eliminerà le emissioni di metano – al contrario dell’attuale impianto di cogenerazione presso l’ospedale civile – e diminuirà di 7 volte quelle di anidride carbonica. Il risparmio sarà pari a 17.000 barili di petrolio.
La Picenambiente Energia spa si impegna a fare periodici monitoraggi ambientali dotando i due impianti di rilevatori dei fumi attivi 24 ore al giorno. I dati sulle emissioni saranno disponibili sul loro sito web. C’è anche un voluminoso Rapporto Ambientale che ha studiato il sito della ex discarica dopo la chiusura per controllarne l’aria, le infiltrazioni nel suolo e nelle falde acquifere.
Veniamo ai paventati problemi di traffico: si assicura che il trasporto in loco delle biomasse dall’immediato circondario impegnerà in media 4-5 autocarri al giorno (attualmente sono 2-3, ai tempi della discarica 25-30).
La rete di teleriscaldamento servirà 9000 persone intorno a viale De Gasperi più le utenze pubbliche (scuole e ospedali) per un totale di 14.000. Le caldaie diventeranno obsolete e saranno sostituite da scambiatori di calore eliminando i pericoli della combustione. Il piano tariffario è di là da venire perché non sanno quanti utenti sceglieranno di collegarsi. Si annunciano prezzi competitivi anche se avranno costi maggiori i condomini che scelgono il riscaldamento autonomo invece che il centralizzato.