Per motivi professionali e non solo, passo molte ore a navigare su internet e casualmente mi sono imbattuto con il vostro sito. Essendo nato a San Benedetto seguo da lontano le vicende della nostra bella cittadina, nella quale mi rifugio volentieri tutte le volte che voglio staccare la spina con
il mondo caotico di tutti i giorni. Mi ha fatto piacere vedere che c’é un sito web dedicato a San Benedetto (anch’io ho un piccolo sito personale dove
scrivo qualcosa ogni tanto quando ho un pó di tempo libero: http://nazzareno.dk), ma volevo portare un mio piccolo contributo. Mi fa piacere che la Samb vada bene, non fraeintediamoci, ma non mi sento Sanbenedettese (con la N) per la Samb. Ho vissuto troppo tempo in altri posti, (Roma, Parigi, Zurigo, Copenaghen), tanto per citarne alcuni, che mi
sento un pó europeo, ma le mie radici sono sempre lá.
Ricordo quando ero bambino, (ho 50 anni adesso) una San Benedetto di pescatori, la fila di lampare all’orizzonte, nelle sere d’estate, era
interminabile, la flotta peschereccia che andava verso l’Atlantico era la prima d’Italia, poi le cose sono cambiate le lampare sono quasi scomparse e
le navi atlantiche pure, la pesca c’é ancora ma certamente non siamo piú i primi, in compenso sono comparse le industrie alimentari ed il turismo,
trasformazioni normali in una societá che cambia continuamente.
Ma quello che non cambia purtroppo é la mentalitá che segue a ruota affannosamente. Io credo che tutti siamo chiamati a nuove sfide a piú ampi orizzonti, proprio per dare risposte piú efficienti ad una San Benedetto in
continua evoluzione.
Se guardo invece la realtá mi cadono a volte le braccia. Le dó un piccolo esempio:
Mi trovavo in un bar su “via del mare”, l’estate scorsa, entró un turista e chiese dove si trovava San Benedetto, perché lui doveva andare in un albergo che risultava a San Benedetto. Un signore accanto a me, a cui si era rivolto il turista, in un italiano che c’era da mettersi le mani sui capelli, esordí con un pippone (scusate l’espressione) dicendo che lí era Porto D’Ascoli,
che sino a Ragnola era Porto D’Ascoli e che San Benedetto era molto piú in sú.
Ora, pur non essendo ferratissimo in materia, mi risulta ed io la applico costantemente, che Porto d’Ascoli sia un quartiere di San Benedetto, non cé
un comune di Porto D’Ascoli; ma a parte queste considerazioni, quello che mi chiedo é come si fa a dare delle risposte efficienti, con una situazione del
genere, quando ne giro di pochi chilometri, vi sono tanti comuni, che forse dovrebbero essere unificati (parlo di Grottammare, San Benedetto, Monteprandone, Acquaviva, e forse anche Ripatransone), da affrontare i
problemi un pochino piú su larga scala e non ad ostacolarsi l’un l’altro, a quello giá ci pensa la provincia, facendo si che su tutte le mappe compaia
“Porto D’Ascoli” bene in evidenza. Non le sembra che, che per proporsi nell’industria del turismo, sia necessario un salto di qualitá? Sappiamo tutti benissimo, che vi sono al mondo, posti incantevoli ed
incontaminati e molto piú economici e che la lotta é dura. Ma se si hanno idee ed unitá d’íntenti si puó e si deve vincere.
Che ne direbbe, per esempio dell’istruzione, qualche facoltá universitaria, preparare dei giovani, che magari d’estate lavorano negli alberghi o nei ristoranti e parlano correttamente un paio di lingue?
Perché no, anche scuole private, organizzate dal comune e magari coinvolgendo la tanto pigra associazione albergiera?
Sappiamo benissimo, che d’estate se vi sono tre giorni di pioggia continuati, i turisti scappano. Scapperei anch’io visto che alternative alla spiaggia non esistono. Strutture ricreative, musei, mostre culturali, parchi
giochi, insomma tutto quello che puó servire a creare un circuito alternativo e a fare si che se il Padre Eterno non ci aiuta con una stagione esemplare (dal punto di vista metereologico) ci aiutiamo da soli manipolando
un tantino il tradizionale fatalismo. aeroportuali, o comunque coordinazione veloce con aeroporti vicini, in modo da portare a San Benedetto in poche ore e facilmente turisti da tutta Europa?
Che ne direbbe di mettere sotto al lungomare un nastro trasportatore (tipo scala mobile) che raccolga facilmente l’utenza sul lungomare e la convogliasse nei pinti nevralgici della cittá, senza aspettare un autobus
che passa troppo rararamente e che poi rimane imbottigliato nel traffico?
Lavori che si pagherebbero in buona parte con i proventi, della pubblicitá che si potrebbe vendere a privati a metro quadrato, nelle pareti verticali
del parallelepipedo.
Che ne direbbe di coordinare il tutto con grossi parcheggi, dove i turisti lascerebbero la macchina, e favorire una comunicazione veloce moderna e non
inquinante (come quella suggerita prima)?
Che ne direbbe di fonti di energia alternativa, tipo un paio di mulini eolici magari messi verso il molo sud del porto che manda avanti il tutto (illuminazione sul lungomare, nastri di comunicazione (come descritti
prima).
Che ne direbbe di incentivare l’energia solare sul serio ed a smetterla di parlarne e basta?
Forse se si affrontassero un pochino di piú queste tematiche, faremmo veramente della nostra San Benedetto un gioiellino a livello europeo, e vedrá ne sono sicuro, raccoglierá ancora tanti turisti per tanti anni ancora e magari non solo per due mesi estivi ma per sei sette mesi l’anno.
Forse se si lavorasse tutti insieme in queste direzioni, magari la nostra sempre cara San Benedetto, creerebbe meno giramondi per lavoro come il
sottoscritto e magari solo giramondi per il piacere di viaggiare.
E poi infondo ma infondo posso sempre dire con orgoglio “FORZA SAMB”.

Grazie per l’attenzione
Nazzareno Straccia